A maggio abbiamo letto Philippe Forest, Nadia Terranova, Antonio Scurati, Francesco Guglieri e Vanni Santoni
Philippe Forest – L’oblio (Fandango)
C’è sempre l’esperienza della perdita al centro della nuova opera di Philippe Forest. In questo caso è una parola a mancare. Un uomo si sveglia convinto di averne perso una nel sonno, senza sapere bene quale. Da quel momento un’ossessione si impadronisce di lui: che una alla volta tutte le parole lo abbandoneranno e che, perdendo il linguaggio, la sua vita si svuoterà. Com’è scritto il libro lo dice lo stesso protagonista: “Dal vuoto sembrano uscire frammenti di frase che producono delle immagini e quelle immagini, anche se non lo si vuole, si assemblano in inizi di racconti che a loro volta non tardano a genere una vaga letteratura”.
Nadia Terranova – Come una storia d’amore (Giulio Perrone editore)
Come “una principessa esule su questa terra senza anima” – per citare la troppo spesso dimenticata Mariateresa Di Lascia posta in esergo – Nadia Terranova racconta Roma e la sua vita brulicante nei quartieri di mezzo, quelli della piccola borghesia, incistati tra il centro e la periferia, dove la socialità, la solidarietà, ma anche il degrado la fanno da padroni. Nei dieci racconti che compongono il libro, scritti nell’arco di quindici anni, la scrittrice riesce a cogliere lo spirito del tempo, superando le stucchevoli narrazioni sulla Capitale in cui capita di imbattersi in romanzi e articoli di giornale. Questa in fondo è una lettera d’amore, che necessita un linguaggio privato. Ammirevole il ricordo di Andrea Olivero, la trans uccisa nel 2013 alla stazione Termini.
Antonio Scurati – Il tempo migliore della nostra vita (Bompiani)
Bene ha fatto la casa editrice Bompiani a ripubblicare ‘Il tempo migliore della nostra vita’, uscito nel 2015, vincitore del Premio Viareggio e del Premio Selezione Campiello. In questo libro Antonio Scurati, in modo magistrale, narra la vita di Leone Ginzburg a partire dal suo rifiuto di giurare fedeltà al fascismo l’8 gennaio 1934,