ROMA – “Mi sono occupata della storia della mamma di Maglie, provincia di Lecce, personalmente, depositando un’interrogazione al Ministro Bonafede, chiedendo un rapido intervento delle istituzioni per far tornare il suo bambino a casa con lei. Sapere che la Cassazione ha rigettato il ricorso mi lascia profondamente sconcertata. Stiamo parlando di una donna, vittima di violenza e resa invalida dalle percosse del marito, alla quale é stato tolto il figlio di 7 anni dal Tribunale dei Minori“. Così la deputata del gruppo misto Veronica Giannone, segretario della Commissione Infanzia e Adolescenza, ha commentato i recenti sviluppi giudiziari relativi alla vicenda che nei mesi scorsi ha visto protagonista su diversi articoli di stampa, questa mamma pugliese.
“Nonostante tre pendenze penali sull’uomo per violenza domestica e stalking, padre e figlio- sottolinea la deputata- si trovano insieme dentro una comunità. La madre invece nel pieno possesso della responsabilità genitoriale, può incontrare il bambino solo due volte a settimana per poche ore. Incontri che in emergenza Covid sono stati sospesi fino al 31 maggio. Tutto questo accade con buona pace della Convenzione di Istanbul, che tutela le donne contro ogni forma di violenza e delle più recenti sentenze in materia di bigenitorialità”.
“I giudici hanno stabilito che, per recuperare la perduta armonia padre-figlio, é necessaria una separazione forzata dalla madre con la quale il minore ha sempre vissuto e dove vuole tornare. Fatto ancor più grave- rimarca Giannone- è che oggi il bambino si trova in comunità con il padre proprio perché esistono le denunce penali. Se si legge nella sentenza i giudici sottolineano che, avendo a disposizione il personale dell’istituto, mentre si recupera il rapporto padre figlio, é più facile controllare eventuali abusi del genitore! Ma non sarebbe stato più corretto aspettare almeno che il tribunale penale si pronunciasse in primo grado sulle accuse di violenza. Tra l’altro un recente decreto n. 2/2020 della Corte d’Appello di Roma, che ricalca i principi stabiliti dalla sentenza della Cassazione n. 13274 del 16.5.2029, stabilisce che la bigenitorialità,