ROMA – Alla fine è arrivato il ‘liberi tutti’, c’è chi si è catapultato in strada e nei locali tirati a lucido e c’è chi invece non vuole proprio uscire. La chiamano ‘sindrome della caverna’ o del ‘prigioniero’ e colpisce chi, là fuori, ha proprio paura ad andarci, troppa libertà dopo l’isolamento mette ansia. Un altro effetto del lockdown, che aggiunge materiale poetico su cui gli artisti si possono sbizzarrire. La fase 1 sta diventando storia, con la sua epica di città vuote, di ‘andrà tutto bene’, di balconi musicanti e poi la solidarietà, le lacrime e l’amore patrio con i tricolori. Gli artisti, anche se bloccati, non sono stati fermi, gli schermi e i palcoscenici si sono moltiplicati sulla rete, ampliati, spezzettati e rimpiccioliti, liberando creatività. Ora tocca alla fase 2 trovare i suoi cantori, ma la cultura cui siamo abituati è ancora chiusa e in sofferenza, apre qualche museo, di concerti però non se ne parla. E il teatro, che ha creato le maschere, non sopporta le mascherine, in lockdown anche i palcoscenici. Ma non gli artisti, che provano a inventarsi le storie su questa nuova fase, o poetare ancora su quella passata.
La ‘sindrome del prigioniero’ può aiutare molto, anche la satira. E lì hanno attinto gli ‘Amorevero‘, una band parodistica che realizza dal 2013 videoclip originali, ispirandosi alle canzoni pop, con aggiunta di immagini e recitato, un effetto esilarante che ironizza su tutte le retoriche del senso comune, ridicolizzandole senza pietà.
CHI SONO GLI AMOREVERO
I due protagonisti, Gianluca Musiu e Daniele Natali, sono due attori che sanno anche di musica, ma soprattutto sanno divertirsi e divertire e, fra una tournee e l’altra, ritornano all”Amorevero’. Funziona così da quasi 10 anni, dal primo video ‘Tutto bellissimo’ – parodia sul pop alla ‘Zero Assoluto’ – all’ultimo, ‘Porches’, impietoso affresco sulla trap. Ora è arrivato ‘Qualcosa uscirà’ e, per l’occasione, gli ‘Amorevero’ sono diventati ‘AmoreVirus‘, scoprendo il bello dell’isolamento, ispirati proprio dalla ‘Sindrome del prigioniero’. La spiegano così, presentando l’ultima loro opera: “Abbiamo respirato l’odore del pensiero,