Italy Sea Houses Cinque Terre

VIDEO | Durante il lockdown su aborto no info e stop farmacologico, le attiviste: “Boom di richieste di aiuto”

ROMA – “Domani finalmente dopo 20 giorni dal certificato ho l’appuntamento in una clinica per fare l’ivg e l’unica mia paura e’ il non poter avere piu’ figli quando li vorro’. Ma la cosa che vorrei venisse fuori piu’ di qualsiasi altra e’ che spero che mai nessun altra donna si debba sentire dire al momento del fare un esame rx per escludere il Covid o per una qualsiasi altra ragione: ‘Mi dispiace, ma io non ti faccio l’esame perche’ sai magari trovi un miliardario e in due giorni cambi idea’. Vorrei che si sensibilizzasse sul come si puo’ sentire umiliata una donna da queste parole”. Sono passati 42 anni dall’approvazione della legge 194, che in Italia ha sancito il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) gratuita per tutte le donne. Eppure testimonianze come questa, raccolte dalla piattaforma web, blog+social, ‘Ivg, ho abortito e sto benissimo’, si sono moltiplicate in questi mesi di emergenza Covid-19 e, specie durante il lockdown, per molte donne abortire e’ stata una corsa contro quei 90 giorni che non aspettano, tra servizi sospesi, medici spostati nei reparti Covid e carenza di informazioni in una situazione di costante evoluzione.

OBIEZIONE RESPINTA: “AUMENTO ESPONENZIALE RICHIESTE AIUTO” 

“Al nostro telefono di emergenza attivo h24 siamo passate dalle due-tre richieste di aiuto al mese alle cinque-sei al giorno e anche sui social sono aumentate le ricerche: su Facebook sono arrivate fino a dieci richieste al giorno”, racconta all’agenzia di stampa Dire Eleonora Mizzoni, attivista di Obiezione Respinta, il progetto di mappatura nazionale dell’obiezione di coscienza nato nel 2017 da un gruppo di studentesse, precarie e lavoratrici pisane che, assieme a Ivg, ho abortito e sto benissimo e Non Una Di Meno, hanno garantito dall’inizio del lockdown un sistema capillare di informazione e orientamento dal basso dei servizi ivg attivi sul territorio nazionale, attraverso raccolta di segnalazioni e giri di telefonate a ospedali e consultori.

“La mappa ci sembrava troppo statica in questo periodo, perche’ le informazioni cambiavano di settimana in settimana,

 » Continua a leggere su DIRE.IT…