VIDEO | Coronavirus, bambini untori o no? C’è confusione nel mondo della ricerca

ROMA – Sul rapporto Covid-19 e mondo dell’infanzia c’è confusione, ma il dibattito sembra dividersi su due posizioni principali: i bambini sono effettivamente untori della malattia Covid-19; oppure, come riporta il recentissimo studio pubblicato su JAMA, oltre ad ammalarsi di meno, si infetterebbero anche di meno e sarebbero, infine, meno contagiosi. “Sicuramente i bambini, nell’ambito dei malati Covid-19, sono una percentuale molto piccola. I dati dell’Istituto superiore di Sanità aggiornati al 14 maggio ci dicono che si sono ammalati nella fascia 0-18 anni all’incirca 4.000 bambini, ovvero l’1,8% del totale dei contagiati. Inoltre, dai dati Istat risulta che, tra i bambini che si ammalano, meno del 5% ha necessitato di un ricovero ospedaliero. Dunque i più piccoli si ammalano poco e se si ammalano le forme sono più lievi”. A fare il punto è Rino Agostiniani, vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip), che pone però un’ulteriore domanda: “Si ammalano così pochi bambini perché realmente non contraggono la malattia o perché hanno una malattia senza sintomi, e quindi noi non li troviamo in quanto non andiamo a indagare? In questo secondo caso sarebbe valida quella identificazione dei bambini come coloro che possono trasmettere la malattia. Non abbiamo studi solidi che ci dimostrano l’una o l’altra di queste ipotesi”, conferma il vicepresidente della Sip.

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C’è confusione, quindi, tra gli studi scientifici: “Ad esempio è stata fatta una ricerca cinese in cui si identifica la possibilità di contagio nei bambini come sovrapponibile a quella degli adulti sotto i 50 anni, mentre altri studi europei – quali quello islandese, francese e italiano di Vo’ Euganeo – ci porterebbero a pensare che i bambini si ammalano meno rispetto agli adulti”.  Il lavoro pubblicato due giorni fa su JAMA “va a ipotizzare una minore suscettibilità dei bambini all’infezione- ricorda Agostiniani- perché a livello della mucosa nasale (dato che si incrementa con l’età) c’è una minore rappresentazione dell’enzima di conversione dell’angiotensina di tipo 2, che facilita il passaggio del virus all’interno della cellula. I virus per entrare dentro di noi hanno bisogno di un mezzo- spiega il medico toscano- sembrerebbe che nei bambini questo strumento di trasporto sia meno rappresentato rispetto alle età successive”.

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