VIDEO | Triage telefonico, i pediatri: “Parlarne di più per usarlo meglio”

ROMA – “È molto importante parlare di consultazione telefonica tra pediatri, perché significa usare al meglio uno strumento che è sempre stato un po’ disdegnato, in quanto ritenuto insufficiente o foriero di problemi medico-legali”. Parte da qui Leonardo Venturelli, pediatra della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), illustrando i punti principali delle riflessioni che porterà domani all’evento in live streaming ‘Napulè è… pediatria preventiva e sociale’, sulla piattaforma digitale – Health Polis e in programma fino a domenica 20 settembre.
L’importanza del triage telefonico sta nel fatto che “ci può aiutare a capire, di fronte ai sintomi comunicati dai genitori per telefono, se quel bambino ha necessità di essere visitato urgentemente, avviato in urgenza al Pronto Soccorso, o ancora- continua- se deve essere visitato in giornata o se i consigli telefonici risultino sufficienti rispetto alle sintomatologie presentate dal bambino”.

Il Covid, approfondisce l’esperto, in questo senso è stato come “un fulmine a ciel sereno. Il triage diventa una prassi comune, decretata da una legge dello Stato, e da una circolare del ministro Speranza datata marzo 2020”. Il problema, però, è che “tuttora rimane ancora non codificata dagli organi legali”. Ed ecco che così emergono fin da subito le prime criticità rimaste irrisolte. “Due i vincoli che devono essere chiari e che permangono nel sistema italiano” nell’attuazione delle consultazioni via telefono: “Non si può fare diagnosi telefonica e non si può prescrivere terapia medica, se non farmaci da banco- spiega Venturelli- Al telefono, infatti, è possibile consigliare solo farmaci proscritti”. Anche gli Ordini dei medici, su questo, “hanno voluto ricordare all’intera categoria: state attenti al consulto telefonico, non fate diagnosi, non fate terapia medica in senso stretto attraverso il telefono, perché ci sono rischi legali in cui è possibile incorrere”.

Tra le altre difficoltà, poi, dal lockdown in cui “gli studi pediatrici si sono svuotati e abbiamo dovuto usare molto di più il triage telefonico per comunicare e gestire le situazioni familiari”, subentra ora una nuova fase in cui, a detta dell’esperto, occorrerà tornare a parlare di triage: “la riapertura delle scuole”. Su questo, approfondisce il pediatra, “la grande vittoria dei sindacati pediatrici, per ora, è l’essere riusciti a derubricare in questo senso la certificazione di riammissione a scuola ad attestazione”.

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