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Turchia, difendevano i dissidenti: arrestati 60 avvocati

ROMA – In Turchia 60 persone tra avvocati, praticanti, laureati in legge e giudici sono stati arrestati perche’ stavano difendendo persone accusate di reati collegati al terrorismo e sono stati a loro volta accusati di complicita’ con gruppi terroristi. A riferirlo l’agenzia di stampa Anadolu, secondo cui tutti stavano seguendo casi di persone sospettate di far parte del gruppo del chierico Fetullah Gulen, oppositore del presidente Racep Tayyip Erdogan considerato la mente del fallito colpo di stato del 2016.

Sempre secondo Anadolu, le indagini condotte dalla procura hanno portato a spiccare 60 mandati d’arresto per affiliazione al movimento, e venerdi’ in sette diversi comuni della provincia di Ankara la polizia ha arrestato 48 avvocati, sette praticanti, quattro giudici gia’ precedentemente licenziati e un laureato in giurisprudenza.

Secondo Arrested Lawyers (Al), organizzazione che si batte per i diritti degli avvocati in Turchia, i professionisti sono stati arrestati come atto di “ritorsione per il lavoro che stavano svolgendo, in difesa di persone sospettate di affiliazione terroristica”. Un atto che viola la Convenzione internazionale dell’Avana, secondo cui “gli avvocati non possono essere identificati con i loro clienti o con i casi dei loro clienti nello svolgimento delle proprie funzioni”.

All’appello rivolto alla magistratura turca a non criminalizzare la professione hanno aderito gli ordini degli avvocati di Ankara, Istanbul, Smirne, Mardin, Sanliurfa, Gaziantep e Van, insieme alla Progressive Lawyers association e ad altri otto raggruppamenti con sede ad Istanbul.

In una nota, Arrested Lawyers denuncia che dopo la riforma degli ordini degli avvocati che il governo ha promosso a luglio le autorita’ hanno accelerato la pratica di criminalizzare quei legali che seguono casi di prigionieri di coscienza finiti in manette per la loro dissidenza politica. I 60 professionisti arrestati venerdi’ – fa sapere Al – si occupavano di persone che avevano a loro volta denunciato torture da parte delle forze di sicurezza oppure erano state vittime di sparizioni forzate.

L’ong calcola che migliaia tra giornalisti,

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