ROMA – Gli operatori della sanità privata del Lazio sono scesi in piazza a Roma questa mattina contro il mancato rinnovo del contratto, fermo da oltre 14 anni, nonostante la firma di una pre-intesa a cui le parti sono giunte dopo tre anni di trattative. Questa mattina radunati sotto la sede dell’Aris a Roma tutti i lavoratori, lavoratrici e i rappresentanti delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil.
Per cercare di capire le ragioni di questa brusca retromarcia da parte di Aris e Aiop, l’agenzia di stampa Dire ha raggiunto telefonicamente Jessica Faroni, presidente di Aiop Lazio. Perchè dopo tre anni di trattative e la firma della pre-intesa, che è una formalità in tutti i contratti, poi il rinnovo del contratto non è stato più siglato? “Non è una retromarcia, è stato un errore della delegazione. La pre-intesa- ha risposto Faroni- è stata firmata da una delegazione che non ha rispettato il volere di una assemblea che si è radunata il 22 gennaio di quest’anno e ha detto chiaramente che avremmo firmato il rinnovo del contratto a condizione che il 50% fosse sostenuto indirettamente dalle Regioni e il 50% fosse proveniente dal welfare. E parlo di condizioni di sopravvivenza per le aziende”.
“Un’altra questione da considerare è che il Nord Italia ha potuto fare affidamento sui fuori regione a differenza di molte altre regioni, in particolare del Centro-Sud, che sono in piano di rientro- ha spiegato Faroni- Il bilancio della regione Lombardia, che ha rinnovato infatti già il contratto, è stato di 700 milioni in più proprio grazie ai fuori regione. A noi non solo hanno tagliato il budget, le tariffe, ma soprattutto ci hanno tolo i fuori regione per cui il rinnovo del contratto, sacrosanto e necessario, può essere fatto solo alle condizioni suddette. Chiaro comunque che questo è un problema nazionale, ma nella regione Lazio, in particolare, sicuramente a queste condizioni non si riesce a sostenere il rinnovo”.
“Ribadisco- ha aggiunto Faroni- noi avevamo dato mandato di rinnovare il contratto con il 50% della copertura da parte delle Regioni, visto che le tariffe sono ferme al 2005, e l’altro 50% si potrebbe coprire tranquillamente con il welfare, come avviene in altri settori e per determinati altri servizi.