BOLOGNA – “Dove c’e’ una politica in grado di coinvolgere le persone ci saranno anche le Sardine. Sara’ talmente naturale che non ci sara’ neanche bisogno di un’adesione formale. In tutti gli altri casi, smettetela di tirarci in ballo”. E’ di fatto uno sfogo quello che arriva dal Movimento delle Sardine, affidato oggi pomeriggio ai social network.
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Se nel novembre scorso in piazza Maggiore a Bologna “puntavamo il dito contro noi stessi- ricordano le Sardine- contro la pigrizia dell’elettore di sinistra che rimane defilato, contro chi non prende parte, ora dopo 10 mesi di navigazione in queste acque ci tocca ammettere che gli inviti che arrivano dalla politica sono fatti male, pretestuosi, studiati a tavolino, quando non del tutto assenti”.
Anche per questo, il movimento vuole tenersi “alla larga dai Totonomi, dagli accordi di palazzo, dai botta e risposta sui giornali. Preferiamo rischiare di essere etichettati come ingenui che come stampelle di questo o quel candidato. Preferiamo investire sui giovani che regalare nuova verginita’ politica a loschi soggetti. Preferiamo continuare a non avere un soldo che dover rendere conto a qualcuno. Preferiamo scomparire piuttosto che finire per assimilarci alla vecchia politica”.
Lo sfogo delle Sardine e’ riferito alle elezioni amministrative e regionali di questo autunno e della prossima primavera. Con un accenno anche alla leadership del Pd. “Ci risiamo- scrivono le Sardine- Bologna, Roma, Campania, Marche. Giani o Fattori? Emiliano o Scalfarotto? Raggi si’ o Raggi no? Lepore o Gualmini? Bonaccini o Zingaretti? Cambiano gli scenari e le localita’, ma la domanda rimane sempre quella: da che parte stanno le Sardine? Come se la scelta di un nome fosse il solo modo di fare politica”.
Le Sardine ci tengono quindi a ricordare di non aver eletto alcun consigliere alle ultime elezioni regionali in Emilia-Romagna, ne’ ottenuto ruoli da assessore ne’ aver fatto “ricatti morali a Bonaccini. Agli occhi di molti siamo dei polli– sottolineano le Sardine- ma sono gli stessi che ancora si chiedono come mai le nostre piazze fossero cosi’ piene e gli stessi che si ritrovano,