Il Libano è alle prese con il crollo dell’economia e solo due giorni fa il ministro degli Esteri si è dimesso, come segno di rottura col primo ministro Diab. A giorni la sentenza sull’uccisione di Hariri nel 2005
ROMA – “La doppia esplosione a Beirut avrà ripercussioni terribili sulla situazione politica ma soprattutto economica del Libano”. Ne è convinto Ali Bakeer, analista politico esperto di medio oriente, originario del Libano oggi residente in Turchia, da dove dove collabora per diversi centri di ricerca e testate tra cui Aljazeera e Al Monitor. L’agenzia Dire lo ha contattato in seguito alle due deflagrazioni che ieri hanno causato nella capitale libanese decine di morti e migliaia di feriti.
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“Ho vissuto per 18 anni in Libano- dice l’esperto- conosco i beirutini: sono abituati a sentire i boati delle esplosioni, a causa di anni di guerra, ma non avevano mai assistito a qualcosa di così devastante. Sono scioccati”.
L’analista ricorda che il Paese dei cedri stava già attraversando una fase difficilissima, legata al crollo dell’economia e della finanza: solo due giorni fa il ministro degli Esteri si è dimesso in aperta critica col governo del primo ministro Hassan Diab, accusato di “stare facendo affondare la nave”.
DISTRUTTI APPARTAMENTI, RISTORANTI E PARTE DEL PORTO
“Il disastro di ieri non ci voleva- continua Bakeer- perché non solo sono andati distrutti edifici, appartamenti, ristoranti, ma anche gran parte del porto, vale a dire un hub fondamentale per l’economia e il commercio della metropoli e del Paese”.
Il porto della capitale, faticosamente riqualificato dopo venticinque anni di guerra civile (1975-1990), è uno tra i principali snodi del Libano, la cui economia è profondamente legata all’import-export.
IL DEPOSITO “ERA LIì DA ANNI E TUTTI SAPEVANO”
Quanto alle cause dell’esplosione, che le autorità attribuiscono a una grande quantità di nitrato di ammonio stipato in un magazzino del porto dal 2014,