Stragi, monsignor Zuppi: “Chi sa parli, non si scappa dal giudizio di Dio”

BOLOGNA – Chi sa parli, perchè “anche se scappiamo dal giudizio degli uomini, non scappiamo dalla nostra coscienza e soprattutto dal giudizio di Dio“. E’ il duro monito del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, spedito oggi durante l’omelia della messa in suffragio per le vittime di Ustica e della strage alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Non accettiamo come innocui i semi dell’odio e del pregiudizio- afferma Zuppi- le ideologie che annullano la persona, l’uso di parole che diventano armi, la superficialità di cercare a tutti i costi la convenienza senza difendere la verità e il bene comune. Chiediamo ancora che chi sa qualcosa trovi i modi per comunicare tutto ciò che può aiutare la verità, perché anche se scappiamo dal giudizio degli uomini non scappiamo dalla nostra coscienza e soprattutto dal giudizio di Dio”.

Dalla memoria di oggi, “di due tra le ferite più profonde della storia recente del nostro Paese- aggiunge Zuppi- vorrei sorgesse un impegno rinnovato, personale e comunitario, per l’Italia e per l’Europa tutta, in un momento così grave per tutti che richiede ad ognuno rigore e serietà. Preghiamo perché cresca il contrario degli interessi individuali e dei poteri occulti che è il bene comune. Preghiamo perché siano sconfitte le mafie di ogni genere e provenienza, con i loro interessi spaventosi e la terribile capacità corruttiva e distruttiva, e cresca la comunità di destino che ci unisce. Preghiamo perché il grido di dolore che sale dal sangue delle vittime e che è ascoltato da Dio lo sia anche dagli uomini e diventi pratica di giustizia e umile impegno di onestà. Preghiamo perché sappiamo essere fratelli per il nostro fratello come Cristo ci ha insegnato. In Lui i nostri cari vivono e sono nella luce. Anche per loro scegliamo la via dell’amore”, conclude l’arcivescovo.

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“DI FRONTE A DOLORE STARE TUTTI DALLA STESSA PARTE”

“Le lacrime chiedono di stare tutti dalla stessa parte,

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