Caso Massaro, Giannone: “Nessuna ingerenza nel presentarmi nella Corte d’Appello”

ROMA – “È stato domandato a che titolo mi sono presentata nell’aula della Corte d’Appello di Roma dove si stava svolgendo l’udienza del caso di Laura Massaro. Ritengo opportuno fornire prima di tutto un breve ripasso sui compiti e le funzioni della Commissione bicamerale per la tutela dell’Infanzia e dell’Adolescenza, affinché non venga offuscato il ruolo di un’istituzione che rappresento con orgoglio e assoluta dedizione”. Così la deputata Veronica Giannone, segretaria della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, risponde in una lettera inviata alla redazione dell’agenzia Dire alla replica inviata da Giuseppe Apadula sul caso Massaro di cui ci siamo occupati.

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“La Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza- ricorda Giannone- è stata istituita dalla legge 451/1997, con compiti di indirizzo e controllo sulla concreta attuazione degli accordi internazionali e della legislazione relativi ai diritti e allo sviluppo dei soggetti in età evolutiva. Tra i compiti principali della Commissione, composta da deputati e senatori, c’è sia quello di chiedere informazioni, dati e documenti sui risultati delle attività svolte da pubbliche amministrazioni e da organismi che si occupano di questioni attinenti ai diritti o allo sviluppo di bambini e ragazzi; sia quello di favorire lo scambio di informazioni e le sinergie con gli organismi e gli istituti operanti in Italia e all’estero e con le associazioni, le organizzazioni non governative e tutti gli altri soggetti operanti nell’ambito della tutela e della promozione dei diritti di minori, nonché dell’affido e dell’adozione”.

Continua la deputata: “Sono stata anche strumentalmente accusata, da pseudo giornalisti in cerca di visibilità, di aver cercato di influenzare in qualche modo i giudici d’appello con la mia presenza, solo per aver risposto alla richiesta di qualificarmi fatta dalla Presidente del Collegio. Assistere alle udienze penali e civili (artt. 471 ss C.P.P.; 127 ss C.P.C.) è consentito a chiunque, tranne nei casi in cui il Giudice disponga di procedere a porte chiuse, così come poi è accaduto nell’udienza in questione.

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