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Giornata del rifugiato, la testimonianza di Yousefi: “L’Italia accoglie, ma quanto razzismo”

ROMA – “La Giornata del rifugiato quest’anno cade in un momento difficile. La pandemia di coronavirus ha estremamente peggiorato le condizioni di chi fugge da guerre e violenze: penso ai tanti bloccati nei lager sulle isole greche e in Libia, chi tenta la rotta balcanica e incontra le violenze della polizia, i rohingya ammassati nei campi in Bangladesh, i viaggi attraverso l’Africa o l’America centrale. In Italia sono volontario e aiuto i rifugiati perché lo sono stato a mia volta e conosco le sofferenze che si devono affrontare. L’Italia è un Paese accogliente e voglio restituire il bene che mi è stato fatto, ma a livello internazionale, per i diritti dei rifugiati, servirebbe un movimento come Black Lives Matter“.

“VOGLIO RESTITUIRE IL BENE CHE MI È STATO FATTO”

Così alla Dire Dawood Yousefi, 35enne originario dell’Afghanistan e residente in Italia da quando ne aveva 18. “Appartengo all’etnia hazara, una minoranza che subisce persecuzioni da oltre cento anni e che il mondo ignora” premette Yousefi. “Io sono dovuto andar via perché ero volontario della Croce Rossa nella mia città, un impegno che mi è costato minacce dai talebani e altre milizie armate. Quando hanno ucciso dei miei amici, ho deciso di partire”.

All’età di 17 anni, il giovane intraprende così un viaggio durato 11 mesi attraverso l’Iran, la Turchia e la Grecia. Poi da Patrasso la partenza per l’Italia, raggiunta nascosto in un camion. “Fui accolto da Sant’Egidio – dice Yousefi – ed è con loro che oggi continuo ad assistere i rifugiati, sia in Italia che nei campi profughi sull’isola greca di Lesbo, che ne ospita oltre 20.000″. Col tempo, al mestiere di falegname e restauratore appreso nella sua città natale, Yousefi ha aggiunto quello di sarto, fotografo, videomaker e soprattutto assistente educativo culturale con gli alunni disabili, “la mia prima occupazione”. C’è poi l’assistenza ai rifugiati, un volontariato a cui con la sospensione delle scuole può ora dedicarsi “a tempo pieno”.

“CROAZIA E GRECIA GUARDIANE DELL’EUROPA”

Secondo l’attivista, l’Italia “è e resta un Paese solidale coi rifugiati ma negli ultimi anni,

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