ROMA – Perdere di vista un bambino anche solo per qualche secondo non è impossibile ma purtroppo a volte può essere fatale. E’ così che possono generarsi traumi cranici con esiti severi che rappresentano inoltre la prima causa di morte in età evolutiva. Per approfondire l’argomento l’agenzia di stampa Dire ha intervistato il professore Enrico Castelli, responsabile della struttura complessa di Neuroriabilitazione dell’ospedale Bambino Gesù.
– Il trauma cranico nel bambino non è così infrequente. Qual è la sintomatologia che deve spingere a rivolgersi al Pronto Soccorso? Quali sono gli esami a cui sottoporre il piccolo paziente?
“Il trauma cranico è una patologia abbastanza frequente nel bambino. Bisogna tener presente che in età evolutiva, tra i 0 e i 14 anni, circa un bambino ogni dieci durante un anno viene valutato da un medico proprio per gli effetti di un trauma cranico. Per fortuna nella maggior parte dei casi si tratta di un trauma lieve mentre esiste una quota, che si aggira tra il 5% e 10%, che richiede un ricovero ospedaliero. Le cause possono essere diverse secondo l’età. Il bambino piccolo cade soprattutto dal fasciatoio o dalle braccia del genitore mentre crescendo può cadere dal triciclo oppure essere investito quando attraversa la strada. Dai 14 anni in poi lo sport in particolare l’uso della bicicletta o dello scooter sono le principali cause di incidenti. Quando si verifica il trauma cranico il genitore deve prestare attenzione ad alcuni comportamenti che il bambino può sviluppare come: non rispondere per due o tre secondi, se manifesta sonnolenza, non si risveglia, se ha un pianto incontrollabile oppure se mette in atto dei comportamenti insoliti. Questi sono tutti aspetti che hanno bisogno di una valutazione clinica. E’ bene prestare attenzione anche alla presenza di vomito che si ripete, comparsa di convulsioni di tipo epilettico, cefalea che persiste o peggiora. Sotto l’anno di età bisogna considerare se la fontanella è tesa o gonfia perché questo potrebbe essere indice di un problema. E ancora è segno che qualcosa non va se il piccolo ha difficoltà a parlare, a camminare, a muovere gli arti. Tutti questi fattori devono spingere il genitore a recarsi al pronto soccorso. Arrivato in ospedale il bambino viene classificato per tipo di trauma e viene sottoposto ad osservazione,