VIDEO | Ventura (Bambino Gesù): “Il 5% dei bimbi ha disturbi primari del linguaggio”

ROMA – Non c’è un preciso momento della vita in cui tutti i bebè emettono la prima o le prime parole, perché allo sviluppo del linguaggio concorrono molteplici fattori biologici e ambientali. Generalmente intorno ai 24 mesi il vocabolario del bambino è già composito e arriva a disporre di circa 200 parole. E se questo non dovesse accadere? Quando i genitori devono preoccuparsi e qual è il ruolo che gioca il pediatra di libera scelta nell’invio del paziente allo specialista? Famiglia e scuola, su indicazione dell’esperto, come devono misurarsi con il disturbo? L’agenzia di stampa Dire ha approfondito l’argomento via skype con Mauro Ventura, logopedista del Dipartimento di Neuroscienze del Bambino Gesù.

– Alcuni bambini non parlano correttamente o non lo fanno per niente. Quali sono i numeri del problema in Italia e quando è bene rivolgersi allo specialista, magari anche su indicazione del pediatra di libera scelta?

“Per parlare di numeri dobbiamo considerare che il linguaggio è una funzione cognitiva altamente complessa e integrata. Questo significa che può essere messo in crisi da problematiche cognitive, percettive, deprivazione sociale e disturbi relazionali. Il disturbo del linguaggio specifico primario si può manifestare però anche in maniera indipendente dai disturbi appena citati. In Italia la percentuale di persone che si rivolge ai centri territoriali delle Asl già con diagnosi sospetta per difficoltà di linguaggio o di apprendimento scolastico si aggira intorno al 30%. La Consensus Conference dello scorso anno ha confermato che i ‘parlatori tardivi’, ossia quei soggetti che in presenza o meno di un disturbo, parlano tardi sono circa il 13%. Di questa quota, un 70% di loro recuperano il disturbo intorno ai 3 anni. Possiamo davvero stimare la difficoltà primaria del linguaggio intorno a un 5% su base nazionale. All’interno di questo 5% il rapporto tra maschi e femmine è del 2,5% a 1, i maschi come per altre patologie neuropsicologiche sono il sesso maggiormente vulnerabile. Non bisogna allarmarsi per non aggravare la situazione, ma è bene considerare cosa accade nella fascia dai 0 ai 3 anni d’età, identificata come cruciale per lo sviluppo del linguaggio. Il neonato comincia ad emettere suoni vegetativi per poi passare al vocalizzo allo scoccare dei 3 o 4 mesi,

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