VIDEO | Autismo, IdO: “Valorizzare disegno, in bimbi c’è espressività”

ROMA – “È impossibile non esprimersi, cosi’ come e’ impossibile non comunicare, perche’ anche la maggior forma di disagio e’ un’espressione. La stereotipia o l’interesse sensoriale sono espressioni”. Esordisce cosi’ Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), nella diretta Facebook su ‘Espressivita’ e processi evolutivi nello spettro autistico‘, assieme a Paolo Pace, responsabile dell’Unita’ operativa di Neuropsichiatria infantile dell’Asp di Castelvetrano. Nei disturbi dello spettro autistico, infatti, la psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva sottolinea che il bambino, “per la sua difficolta’ di ordine neuroevolutivo, ha dei particolari deficit nei processi di imitazione e sintonizzazione. Sul piano espressivo e’ in grado di apprendere ma non ‘colora’– precisa- perche’ non e’ in grado di imitare e di sintonizzarsi con l’altro, non riesce a rendere variegato il suo repertorio espressivo”. La chiave per lo sviluppo della capacita’ espressiva deve passare, dunque, a detta degli esperti, dalla logica del ‘tasto unico’. 

“Luigi XIV soleva dire ‘lo Stato sono io’- ricorda Pace- E mutuando questa espressione possiamo dire ‘Noi siamo il nostro corpo’ e ancora, dandogli una connotazione musicale, possiamo dire: ‘Noi siamo il nostro pianoforte’, uno strumento che si compone di 88 tasti. Ottantotto tasti che rappresentano anzitutto la nostra genetica- continua- Nel mondo saremo 8 miliardi e togliendo i gemelli omozigoti non c’e’ una mappa genetica uguale a un’altra. Questa e’ la misura di quanta unicita’ compone ciascuno di noi. Tutti i nostri tasti sono diversi dagli altri, e si apre cosi’ un orizzonte che ambisce a intercettare quell’unicita’, quel tasto unico”. Ecco che tra i tasti unici, per quanto riguarda le manifestazioni emotive ed espressive iniziali, “ci sono quelle non verbali che hanno a che fare con la dimensione affettivo-corporea, e poi emozionale. Quelle manifestazioni- illustra Di Renzo- sono anche possibili comunicazioni. Si pensi al pianto del bambino, che e’ una prima modalita’ espressiva che riguarda il cambiamento di un equilibrio emostatico, per cui, pero’, e’ necessario che vi sia qualcuno in grado di decodificare il messaggio”. Lo stesso accade anche “per la postura,

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