Pangea: “Violenza donne, grande lavoro grazie alla rete Reama”

ROMA – “Durante l’emergenza Covid-19 è stato importantissimo rimanere a casa. Ma per alcune donne restare a casa ha rappresentato una trappola ben peggiore a causa della convivenza con l’uomo maltrattante. La violenza domestica, infatti, esiste da sempre ma può diventare devastante in condizioni di convivenza forzata e obbligatoria”. E’ quanto si legge nella nota di Fondazione Pangea Onlus che ha accolto e ascoltato tante voci di denuncia, ha collaborato con associazioni e supportato donne e bambini.

“Anche l’Onu- continua il comunicato- ha dichiarato che in isolamento e dunque sotto l’emergenza Covid-19 il livello della già diffusa violenza domestica è aumentato. I dati dei nostri due sportelli parlano chiaro: lo sportello antiviolenza Reama di Fondazione Pangea Onlus ha seguito dall’inizio del 2020 45 donne, di queste ben 36 ci hanno contatto dal 1 marzo 2020 a oggi quindi nel pieno dell’emergenza Covid-19. 175 sono invece le richieste di aiuto complessive dall’avvio dello sportello, ovvero dall’ottobre del 2018. Per quel che riguarda lo Sportello Mia Economia specifico sulla violenza economica, da gennaio 2020 a oggi sono in totale 33 le donne seguite, di queste 16 ci hanno contattato dal 1 marzo a oggi, durante il Covid. Dall’apertura dello sportello di Mia Economia (ottobre 2018) a oggi sono 97 le donne seguite. Per quanto riguarda invece i servizi della rete Reama, ovvero 24 tra centri antiviolenza, gli sportelli, case rifugio che fanno parte della in tutta Italia, questi hanno ricevuto nel periodo tra il 1 marzo e il 21 maggio tra le 800 e le 900 richieste di aiuto”.

“In generale il primo periodo di lockdown ha rappresentato per la maggioranza della rete antiviolenza REAMA un momento generalizzato di battuta d’arresto soprattutto nelle prime due settimana. In questo periodo si sono riorganizzati i lavori da remoto e in presenza dei CAV, degli sportelli che hanno assunto tutte le precauzioni del caso. Diversa la situazione per le case rifugio perché hanno mantenuto il lavoro in presenza sempre. Successivamente, anche in seguito alla campagna di sensibilizzazione del 1522 fortemente richiesta dalle donne e dalla realtà impegnate su questo fronte,

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