Il presidente malgascio Andry Rajoelina è convinto, almeno stando alle dichiarazioni ufficiali, che il Covid-19 si possa battere con una bevanda tradizionale a base di foglie di artemisia
ROMA – Chiamatelo, se piace, “panafricanismo sanitario“. E immaginate che il suo nuovo profeta, con buona pace di Kwame Nkrumah e degli altri eroi anti-colonialisti, sia il presidente malgascio Andry Rajoelina. Convinto, almeno stando alle dichiarazioni ufficiali, che il Covid-19 si possa battere con una bevanda tradizionale a base di foglie di artemisia. L’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) lo ha messo in guardia, invitando a non trattare gli africani come cavie e a fornire prove scientifiche dell’efficacia del rimedio. Nulla da fare, per ora. Rajoelina continua a promuovere la bevanda, imbottigliata ed etichettata “Covid-Organics”. E sui social, nonostante non manchi chi lo accusi di distrazione di massa a fronte di poverta’ e crisi economica, spuntano omaggi, ditirambi e critiche al veleno: il presidente sarebbe “il nuovo Thomas Sankara”, o anzi no, al contrario, solo “un panafricanista opportunista”.
A invitare a diffidare delle cure miracolose e’ anche The Continent, una testata sudafricana. In un articolo pubblicato questo mese ipotizza che Rajoelina stia violando l’articolo 8 della Costituzione del Madagascar, “che vieta di sottoporre una persona a un esperimento medico o scientifico senza il suo libero consenso”.
The Continent ricorda che a esprimere dubbi e’ stata anche la Comunita’ economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao), che pur riconoscendo l’importanza della medicina tradizionale ha chiarito di voler adottare solo prodotti validati da uno studio scientifico.
Ex disc jockey, in seguito sindaco della capitale Antananarivo, Rajoelina aveva assunto la guida del Madagascar una prima volta nel 2009, dopo l’intervento dell’esercito e la destituzione del suo predecessore Marc Ravalomanana. Di nuovo in carica dallo scorso anno, ha continuato a far parlare di se’ anche all’estero.