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Circuiti inceppati: Donne, procreazione e vita nel nuovo libro di Barbara Appiano

Torino, 15 maggio 2020 – Barbara Appiano, instancabile fenomeno letterario, ci sorprende ancora una volta con un nuovo incandescente libro, che vede questa volta l’amore parlare in prima persona all’umanità.

Il titolo del libro è “Circuiti inceppati, quando l’amore versa in cattivo stato di manutenzione”, ed ha ottenuto il patrocinio del “Corriere dello Spettacolo”, quotidiano online fondato dallo scrittore giornalista Stefano Duranti Poccetti.

Si tratta di un’opera rivoluzionaria sia per l’argomentazione, visto che l’amore dialoga con ormoni, embrioni e neonati, e sia per la struttura dell’impianto narrativo  surreale, che riporta sempre il lettore al reale in una circumnavigazione discorsiva, in cui le metafore esplodono per atterrare sul significato latente e rivelato delle parole.

L’autrice punta con equilibrio alla riflessione sulla stirpe umana, che secondo la scienza è riproducibile tramite fecondazioni e uteri in affitto.

Il libro è per questo dedicato alle donne, e alla loro capacità di donare la vita, alla loro capacità di esprimersi e di affermarsi nel mondo della politica, della scienza, della cultura ma anche alle mamme casalinghe. 

L’opera richiama le donne all’ordine per porre rimedio ad una situazione, secondo l’autrice, in cui il senso della vita come meccanismo biologico e non enigmatico, e quindi divino, assume il significato di meccanicistica dell’amore e non di procreazione, come momento spirituale dove l’uomo creato a somiglianza di Dio stesso si congiunge con il mondo.

E poi l’amore, che in veste di elettricista interroga ormoni, embrioni, gameti per risvegliare la meraviglia di una nascita, la sua venuta non come una programmazione ma come un “concepimento” che è progetto e quindi futuro.

L’autrice infine non dimentica di affrontare anche il delicato tema delle adozioni.

LA PREFAZIONE

Dalla prefazione della Prof.ssa Francisetti Brolin Sonia, dottore di ricerca Università La Sapienza di Roma e docente di lettere presso il liceo statale Giordano Bruno di Torino:

Nella pandemia moderna del sesso facile e disamorato, il nuovo romanzo di Barbara Appiano pone al centro l’amore, descritto, senza cadere nei toni romantici della letteratura, quale forza naturale.

Si tratta di un amore personificato, ma l’autrice con una penna dirompente nel consueto taglio umoristico-satirico, non rappresenta un Cupido con le frecce, bensì un elettricista, chiamato a fungere da salvavita rispetto al cortocircuito dell’umanità, di fronte al quale l’universo femminile costituisce l’unica possibilità di salvezza.

In tal senso, la narrazione rappresenta anche una storia delle donne, viste come epigone della missione universale, incarnata dalla Vergine Maria. Dunque, Barbara Appiano, attraverso una scrittura simbolista ed ermetica, si pone delle domande a cui tutti noi cerchiamo delle risposte: che cosa significa amare? E soprattutto qual è il ruolo femminile nella carnalità della vita?

Infatti, all’incarnazione biblica del Verbo sono seguite generazioni di donne siliconate, che rivendicano il loro diritto a fare da sole, diventando madri in tarda età con la fecondazione assistita o con l’utero in affitto. L’amore è diventato quasi un carcere, un qualcosa che le emancipate fanciulle devono evitare, se non vogliono ritrovarsi vittime dell’uomo.

Nella polarizzazione degli opposti il burqa è diventato un’ombra così opprimente per le ragazze occidentali, da indurle a rivendicare una libertà sfrenata nelle relazioni, idealizzando il reggicalze quale simbolo del libero arbitrio. Insomma, nel suo post-femminismo, il romanzo mette in luce come l’emancipazione abbia giustamente permesso alla donna di indossare i pantaloni,

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